LA PROMESSA



Pubblicato originariamente su Facebook (contest di Libroza)
   
  «Vicino al vecchio ulivo,» le aveva spiegato Julia quando era venuta a trovarla in sogno. «Dove giocavamo con le bambole.»

  Clarissa reggeva con cupa risolutezza la zappa, rivolgendo le spalle ai due carabinieri. Due uomini, uno alto e anziano, l’altro basso e più giovane. Gli occhi della giustizia erano chiodi conficcati nella sua povera schiena.

  «Posso scavare io, signora,» disse il più vecchio dei due, il più galantuomo. «Non vorrei che...»

  Clarissa fece di no con la testa.

 «Devo farlo io.» La zappa sprofondò nel terreno argilloso. Mani nodose e coriacee – mani che avevano trascorso gran parte della vita a rovistare la terra - stringevano come due morse il manico di legno. «Gliel’ho promesso.»

  Un terzo individuo, questo in abiti civili, posizionò un enorme faro sulla buca che stava prendendo forma nel terreno. Effettuò alcune regolazioni e si ritrasse, tornando alla svelta dietro le quinte. Consultò nervosamente l’orologio digitale che indossava al polso e si avvicinò al carabiniere giovane.

  «Tre minuti dopo la mezzanotte.» Fischiò sommessamente. «E’ l’ora delle streghe. Bel momento per cercare una tomba nel giardino di una vecchia villa. Brrr.» Quando si rese conto che nessuno gli prestava attenzione, il tecnico si dileguò in cerca di un caffè.

  Clarissa era in preda al delirio. La zappa andava su e giù con una determinazione che difficilmente si sarebbe potuta accostare ad una nonnina dai capelli grigi e radi. La vecchia imprimeva una forza straordinaria ad ogni movimento. Le zolle di terra si accumulavano ai lati della buca, ora profonda quasi mezzo metro.

   Julia, sono qui, pensò.

  La zappa scese di nuovo. E ancora.

  Ci ho messo un po', a capire, ma ora sono qui.

  Ti sto liberando, amica mia.

  Eccoti!

  Una porzione del piccolo cranio fece capolino dalla terra.

  «Vedo qualcosa,» annunciò il carabiniere giovane. Mosse un passo in direzione della buca, ma il carabiniere anziano lo bloccò con un braccio.

  «Aspetta.»

  Eccoti, finalmente, pensò Clarissa. E’ tutto vero, dunque. Sei rimasta qui, per tutto questo tempo. Vicino al vecchio ulivo, dove giocavamo con le bambole.

  Altre ossa affiorarono come reperti archeologici di un’era passata.

  «Signora, lasci fare a noi ora,» disse il carabiniere anziano, che nel frattempo si era levato il berretto in segno di rispetto. «Aveva ragione, a quanto pare. Dovremo effettuare i rilevi e...»

  Clarissa non lo stava ascoltando.

  Lasciò cadere la zappa sul terreno. Si inginocchiò e sfiorò con le dita la superficie incrostata del piccolo cranio.

  Julia, eccomi. Ho fatto come mi hai chiesto.

  Gurda il cielo, ora.

  Sei di nuovo libera.