Decimo Tagliapietra nasce in provincia di Vicenza nel 1978.
Cresce sulle piccole dolomiti, l’ultima cima più a sud, in una casa protetta dal bosco. Sposato e padre di una bimba, attualmente lavora in un’azienda chimica. Nonostante un percorso di studi prettamente scientifico, è un appassionato di fiction in tutte le sue declinazioni artistiche, narrativa in primis. Dividendosi tra lavoro e famiglia, non ha mai smesso di dedicarsi alla sua principale passione: la scrittura.

Nel 2021 è finalista al MYSTFEST, Premio Gran Giallo Città di Cattolica, e nel 2022 riceve una menzione speciale al TOHORROR FILM FEST con il racconto “Il labirinto degli specchi”, dal quale è stato tratto un audiolibro disponibile gratuitamente su Youtube. Del 2021 è il suo romanzo d’esordio, “Risorgemia”, pubblicato in versione digitale da Delos Digital e in versione cartacea con marchio WeirdBook. Nello stesso anno arriva “Cuore”, una novella targata Scheletri Ebook, disponibile in versione digitale e cartacea illustrata. Partecipa a diverse antologie, al fianco di autori del calibro di Joe R. Lansdale, Lee Murray, Kevin J. Kennedy, Nerozzi, Danilo Arona , Prevedoni, Besana e Musolino.

Appassionato anche di musica, è ideatore, arrangiatore, esecutore e produttore del concept-album Der Stereoskopische Mann




(dal diario di Decimo)

Maggio 1986.

Il pranzo per festeggiare la mia prima comunione.
La sala del ristorante è un formicaio in piena attività. Ci sono tutti i miei parenti, anche quelli che vedo una volta all’anno, ma il pranzo è gratis e questa è una buona ragione per riabbracciarsi.

Con tutta quella gente ai tavoli, avreste detto che era un matrimonio. Una volta si usava così. Chiacchiericcio molesto, zio Renato che alza la voce quando l’argomento scivola nella politica e il suono brillante dei calici che si toccano. Io desidero soltanto che arrivi il sorbetto per poter uscire nel parcheggio e giocare con i miei cugini. Ma il sorbetto non arriva. Avete presente quei pranzi infiniti dove alla fine devi massaggiarti le chiappe perché ti sembrano rivestite di domopack? Proprio quelli.

A ogni modo, tutto fila liscio e lento. Devo ancora scartare i regali, li vedo ammonticchiati su un tavolinetto alle mie spalle. Devo attendere la fine del pranzo, o per lo meno l’arrivo del dolce. Ma come si fa a chiedere a un bambino di otto anni di sottoporsi a un simile supplizio? I miei cugini stanno facendo un casino incredibile. Si lanciano i tovaglioli bianchi da un tavolo all’altro, sono colombe incazzate che volteggiano a filo del soffitto. Zia Irene nota il mio sguardo planare insistentemente sulla pila di pacchi e, mossa da un impeto di compassione, decide di fare uno strappo alla regola. Mi invita ad aprire i regali. Ora vedo la vita da una prospettiva migliore. I cugini mi si fiondano accanto come cani che adocchiano un osso polposo. Il rumore della carta che si strappa è una sinfonia dolce e amara nel contempo: bramo di scoperchiare quello scrigno, ma ho paura di rimanere deluso. Un orologio Casio. Una penna a sfera Mareblu, con inserti d’oro placcato. Una collanina d’oro con medaglietta a forma di angelo. Una cornice d’argento con il mio nome inciso sopra. Un portachiavi. Una lampada per la lettura notturna. Questo è un bel regalo, a me piace leggere. Un modellino di Ferrari radiocomandato. Zio Renato. So che questo è il suo regalo senza dover leggere il biglietto. Lui è appassionato di auto sportive, non sa che a me non me ne può fregare di meno, ma sorrido serafico. Ecco ora un pacco dalle dimensioni intriganti. 
Potrebbe essere un libro. Scarto. Un vangelo illustrato. Grazie. Sorrido alla platea, sento le mie labbra turgide come dopo l’anestesia del dentista, gonfie e arricciate in un ghigno incontrollabile. I regali sono finiti.
Ora c’è il dolce. I cugini si sono dileguati con la Ferrari radiocomandata.
Io sfilo tra le sedie per ringraziare tutti i parenti.
Arrivo da mia nonna Luigia. Ha gli occhi socchiusi, è molto anziana e probabilmente si è appisolata. Quando mi avvicino mi stampa un bacio umido in fronte e mi sussurra all’orecchio: “Ho qualcosa per te.” Sfila da sotto il tavolo un pacchettino che ha tutta l’aria di contenere altri libri. “Mi sono fatto consigliare dal ragazzo della libreria.” Mi strizza l’occhio con fare cospiratore. Lo scarto senza troppe aspettative. Due libri, infatti. Il primo è Zanna Bianca.
Non male, adoro i libri di avventura. Sposto il libro del cane e vedo ancora zanne, ma queste sono insanguinate. Unico Indizio La Luna Piena, di Stephen King, edizione Longanesi.
La donna che abbraccia il ragazzo sulla sedia a rotelle, la zampa irsuta dell’uomo lupo che impugna una mazza insanguinata, la luna piena sospesa dietro il bosco. La copertina mi ha stregato. Questo è il momento in cui l’interruttore scatta, l’istante preciso in cui una rete dalla fitta trama scende su di me, intrappolandomi per sempre.

Mi chiamo Decimo Tagliapietra e abito sulle piccole dolomiti, l’ultima cima più a sud, in una casetta protetta dal bosco.
È un luogo segreto. È l’accesso a quella cattedrale che sta sotto i miei piedi, enorme e lugubre, con mille anfratti umidi e scuri, attraversata da voci sussurrate e clangori notturni.

E da qualcosa che gratta continuamente, laggiù, nei sotterranei.

Benvenuti nella mia Dimora.
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